GIOVANNI BEVILACQUA, “INVISIBILIA”

mostra a cura di Giancarlo Bonomo

Giovanni Bevilacqua (Catanzaro, 1954) prende confidenza con il mezzo fotografico come fotoreporter per importanti testate giornalistiche sportive. Nel tempo
si appassiona sempre di più al mezzo fotografico, studiando la storia della fotografia ed elaborando un sua personale ricerca artistica. Affronta dapprima un percorso “didattico” come fotografo di “street”, “portrait”, reportage…, poi incontra la fotografia concettuale e tutto gli appare immediatamente naturale.
Elabora, dopo anni di studio, il concetto di “demorfismo fotografico”, con il quale trascina lo spettatore in un mondo surreale tra sogno e immaginazione, che lo porterà ad una vera e propria riconoscibilità ed unicità artistica.

Galleria Berga presenta la prima personale di Giovanni Bevilacqua, fotografo italiano. L’artista si propone al pubblico vicentino negli spazi della Galleria Berga con una personale dal titolo “Invisibilia”. Bevilacqua è artista dalla sensibilità particolare, che, per mezzo dell’arte dello sguardo – con l’ausilio di lenti e obiettivi – intravede i nebulosi ed evanescenti contorni dell’invisibile. “La chiave di lettura è la sua indagine esistenziale, dove non siamo più persone ma vivide ombre trasparenti e dissolventi, nient’altro. Nelle piste metropolitane piene di gente, alla fine si finisce per non incontrare nessuno. La moltitudine ci impedisce di vedere qualcuno e qualcosa. Un po’ come leggere un libro con gli occhi appiccicati alle pagine: non si legge nulla anche se le parole sono tante. Si odono solo rumori sordi, fruscii indecifrabili, occhi senza volto e volti senza sguardo……Eppoi il mercato. Qui il nostro fotografo-artista rimane folgorato dallo spettacolo del futile, dell’innumerevole, perduto in una pseudo felicità “maniaca”. Curiosamente, qui le persone si confondono con le cose. Gli stessi colori, quasi le medesime forme nel contesto di quello che sembra un fumettone surreale. Nel confronto con paesaggi monumentali veneti, le persone scompaiono, si polverizzano. L’arena di Verona o gli angoli palladiani di Vicenza, nella loro maestosità se le mangiano proprio. Non c’è storia. Essi sono lì da secoli immutabili, granitici e solenni……Il silenzio del senza tempo”. (Tratto da Giovanni Bevilacqua, “Invisibilia”, catalogo della mostra, a cura di Giancarlo Bonomo, marzo 2014)