EMILIO ISGRÒ

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BIOGRAFIA

Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937) non è solo un artista concettuale perché è una figura poliedrica della scena artistica e culturale contemporanea: è anche scrittore, poeta, pittore e regista, tanto da essere uno dei nomi d’arte italiani più conosciuti a livello internazionale.

La sua carriera artistica comincia negli anni Sessanta e fin dagli esordi si distingue per le sue produzioni originali e rivoluzionarie, tanto che gli permetteranno di partecipare a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993) e di vincere il primo premio alla Biennale di San Paolo nel 1977. Infatti, a partire dal 1964 realizza le prime “cancellature” di libri, che lo hanno inserito nello sviluppo della poesia visiva e dell’arte concettuale. Queste opere descrivono la morte del linguaggio dei media e della cultura dominante e la sua rinascita artistica attraverso le potenzialità attivate dalla fantasia del lettore. La cancellatura esprime così il doppio significato di negazione e di esaltazione del testo cancellato, il cui valore si accresce proprio attraverso il suo occultamento. In questo modo, i testi scritti perdono l’aura di templi della conoscenza e si convertono in opere d’arte da essere esposte e contemplate, ma anche in interlocutori che pongono domande sulla loro essenza. Dopotutto, la cancellatura determina una forzata interruzione della continuità della lettura del pubblico che mette in crisi le sue aspettative e lo spinge all’immaginazione: i vuoti lasciati da Isgrò aprono in realtà la strada alla possibilità di infinite relazioni semantiche da parte dell’osservatore.

Negli anni Settanta sono di estrema importanza i rapporti con il Gruppo 70 e con la Pop Art, entrambi focalizzati sull’impiego dell’immagine e sulla riflessione sui linguaggi. Tuttavia, Isgrò non aderirà mai a nessuna di queste correnti per la preferenza che nutre per la parola, in particolare per la cancellatura. Dopotutto, nel 1990 elabora un testo teorico intitolato Teoria della cancellatura, destinato alla mostra personale alla Galleria Fonte d’Abisso di Milano. Il titolo del libro riprende quella che è la sua principale cifra stilistica, appunto il linguaggio della “cancellatura”, che egli interpreta come un elemento di rinascita e svelamento, non di distruzione (“Si cancella per svelare, non per distruggere”)

Negli anni seguenti, Isgrò partecipa a importanti collettive al MOMA di New York nel 1992 e alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia nel 1994. Tra il 2012 e il 2013, invece, vengono presentate a Palazzo Reale di Milano alcune sue opere degli anni Settanta, tra le quali Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971), opera che nel 2014 è presente anche alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Sempre nel 2013, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna si realizza la sua retrospettiva più importante, Modello Italia. Nel 2015 partecipa all’Expo di Milano con una scultura in marmo di circa 7 metri di altezza, dal titolo Il Seme dell’Altissimo. Nel 2017 Isgrò è presente a Londra e Parigi nelle esposizioni a lui dedicate della Galleria Tornabuoni. Lo stesso anno, a Parigi, tre delle sue più importanti opere vengono accolte dalla collezione permanente del Centre George Pompidou. Nel 2019, la città di Milano premia l’artista con l’Ambrogino d’Oro, come simbolo di benemerenza civica. Infine, di fondamentale importanza è la retrospettiva curata da Germano Celant presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.