GINO SEVERINI

severini_danseuse
firma_severini

BIOGRAFIA

Gino Severini (1883 – 1966) è un pittore italiano del primo Novecento che ha interpretato in maniera estremamente personale i grandi movimenti e le avanguardie del suo periodo. Da giovane si trasferisce a Roma, dove conosce Giacomo Balla e Umberto Boccioni: il primo guiderà i due giovani alla tecnica del divisionismo. I colori stratificati che portano a composizioni luminose, la purezza e l’equilibrio delle linee e delle forme sono elementi che caratterizzano la prima produzione di Severini.

Nel 1906, insoddisfatto del clima italiano, si trasferisce a Parigi dove si avvicina alla tecnica puntinista di Seurat. Nel 1910 aderisce, però, al Manifesto dei pittori Futuristi svolgendo un ruolo importante di collegamento tra l’ambiente parigino e quello italiano: possiamo, infatti, ricordare il viaggio che nel 1911 i futuristi italiani compiono, spinti da Severini, per studiare le avanguardie che si stanno sviluppando a Parigi per poi esserne influenzati. Sempre in collaborazione con i futuristi organizza la loro prima mostra alla Galerie Bemheim-Jeune di Parigi e partecipa a mostre del movimento in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1913 tiene personali alla Galleria Marlborough di Londra e al Der Sturm di Berlino. Scrive anche vari trattati e articoli come La Peinture d’Avant-Garde sulla rivista De Stijl tra il 1917 e il 1918 e il Du Cubisme au Classicisme nel 1921. Pertanto, nonostante Severini si fosse aggregato al movimento futurista, non è mai stato interessato alle macchine e alla velocità, elementi centrali dello stile del gruppo. Piuttosto, Severini si è concentrato sulla danza perché le movenze di una ballerina sono considerate dall’artista come lo specchio del movimento universale. Nel 1916 abbandona perciò il futurismo per iniziare un nuovo percorso vicino al cubismo e, parallelamente, al realismo. In questo momento la sua produzione artistica si focalizza sulla rappresentazione di maschere, arte sacra o personaggi della Commedia d’arte.

Tra il 1931 e il 1935 lo troviamo a Roma dove partecipa alla Quadriennale e nel 1935 vince il Gran Premio per la Pittura. Nel 1948 si registra un nuovo cambiamento nel suo linguaggio artistico: le sue opere sono caratterizzate dalla fusione della luce e dalla divisione del colore, un chiaro rimando a Seurat. Nel 1960 vince anche il Gran Premio della Biennale di Venezia e infine, nell’ultimo periodo della sua vita, compie un gran ritorno alle origini, producendo opere di matrice futurista e pointillista.