GIORGIO GRIFFA

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Griffa_Dall'Alto
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BIOGRAFIA

Giorgio Griffa (Torino, 1936) ha dimostrato la sua passione per la pittura fin dall’infanzia e ha avuto la fortuna di ricevere i primi insegnamenti da grandi pittori, quali ad esempio Filippo Scroppo, artista astratto appartenente alla scuola di Felice Casorati. In questo primo periodo, Griffa ha sviluppato un’esperienza strettamente figurativa; solamente a partire dalla fine degli anni Sessanta, l’artista ha progressivamente abbandonato gli elementi rappresentativi, divenendo così uno dei principali protagonisti del dibattito di quegli anni. Dopotutto, nel 1969 ha cominciato la collaborazione con la Galleria Sperone di Torino, instaurando nuovi contatti con gli artisti dell’Arte Povera, e nel 1970 con le gallerie di Ileana Sonnabend a New York e Parigi.

Nella prima metà degli anni Settanta, le opere di Griffa sono state caratterizzate quasi esclusivamente da linee orizzontali ripetute: eseguiva dei segni attraverso delle pennellate, ordinati in sequenze orizzontali. Tuttavia, col passare degli anni, sono state integrate nuove sequenze di segni: si trattava dei cicli delle Connessioni o Contaminazioni, una sorta di evoluzione del precedente Segni Primari. Per quanto queste opere possano essere assimilate a una reinterpretazione del minimalismo, Griffa non ha mai esplicitamente aderito ad alcuna corrente. Negli anni Ottanta, Griffa ha spesso introdotto nelle sue opere delle campiture di colore, trasformandole in una sorta di racconto indeterminato tra memorie della pittura. Negli anni Novanta, invece, l’artista ha presentato il ciclo delle Numerazioni: ogni lavoro era ordinato secondo l’ordine di esecuzione, ogni numero sottolineava l’ordine di stesura sulla tela e lo svilupparsi dell’evento segno dopo segno. Ogni ciclo raffigurava differenti e parallele forme del divenire e non un susseguirsi di diversi cicli, i quali si accavallavano e incrociavano, convivendo l’uno accanto all’altro. Questa riflessione è stata sviluppata anche nelle opere degli anni Duemila.

Io non rappresento nulla, io dipingo […] Sono un pittore e niente altro

Questo è il commento che meglio ha espresso l’artista stesso per descriversi. Giorgio Griffa si è distinto per il suo linguaggio pittorico, caratterizzato da una concentrazione sulle componenti essenziali della tela, del segno e del colore e dalla loro unione in una composizione non rappresentativa. L’artista ha prediletto carte e tele non trattate di materiali quali il cotone, il lino e la canapa, le cui caratteristiche di spessore, trama e colorazione restavano visibili. Nel corso degli anni ha anche abbandonato il supporto del telaio per restituire un’opera più vicina a quella dipinta nello studio dell’artista. Per quanto riguarda i segni, invece, Griffa ha riprodotto delle forme semplici per restituire un linguaggio alla portata di tutti: le linee sono state disposte in senso verticale, orizzontale o diagonale e hanno presentato diversi spessori. Inizialmente ha preferito il colore ad olio, ma poi si è diretto all’impiego della tempera e dell’acrilico.

Nel corso della sua carriera artistica, Griffa ha presentato le sue opere in occasione di molteplici mostre in gallerie pubbliche e private, ma anche a manifestazioni internazionali la Biennale di Venezia del 1978 e 1980.