GIUSEPPE SANTOMASO

Santomaso - Natura morta
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BIOGRAFIA

Giuseppe Santomaso (1907 – 1990) ha dimostrato fin dalla gioventù una grande predisposizione alla pittura, consolidata anche grazie alla formazione presso la Fondazione Bevilacqua La Masa e l’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Le prime opere sono caratterizzate da uno stile più naturalistico e figurativo, ma ben presto Santomaso ha iniziato a confrontarsi anche con l’arte dell’avanguardia, degli impressionisti e dei fauves, la quale ha introdotto un nuovo cromatismo, tratto distintivo che verrà esasperato nelle ultime opere dell’artista.

Negli anni Quaranta la sua produzione si è concentrata soprattutto sulle nature morte e si è avvicinata alle opere cubiste di Braque, ma anche di Giorgio Morandi. In quegli anni però, a seguito della partecipazione della Quadriennale di Roma del 1943, Santomaso è entrato in contatto con artisti quali Cassinari, Guttuso, Vedova e Leoncillo grazie alla Nuova Secessione Artistica Italiana e al Fronte Nuovo delle Arti. Questa corrente si proponeva un rinnovamento radicale dell’arte italiana nel tentativo di superare le tendenze del movimento del Novecento per rappresentare il momento storico. Le opere degli artisti del movimento erano assimilate da un postcubismo picassiano, unico lessico capace di contrastare l’estetica delle forme tipica dell’accademismo fascista. Parallelamente, Santomaso si è avvicinato anche al Gruppo degli Otto, dove ha compiuto le prime ricerche verso l’astrazione.

Pertanto, specialmente a partire dalla Biennale del 1948 e sollecitato dai dibattiti in corso, la carriera artistica di Santomaso ha avuto una svolta decisiva. L’artista ha iniziato a rielaborare la sintassi cubista, esplorando le potenzialità e l’autonomia di una nuova concezione dell’immagine, lontana dal dato referenziale. In questo modo, la figura umana è stata abbandonata da Santomaso, il quale si è rivolto all’indagine dell’espressività del colore che, liberato dal vincolo della figurazione, poteva essere finalmente valorizzato e poteva rappresentare al meglio i ricordi e le esperienze dell’artista. Il suo linguaggio artistico è così divenuto estremamente personale e chiaramente distinguibile, grazie all’esasperata sperimentazione dell’ultimo periodo, vicina sia a un surrealismo alla Mirò sia a un astrattismo nervoso dalle influenze grafiche.

Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta Santomaso ha partecipato a molteplici esposizioni collettive e ha tenuto varie personali. Tra queste è possibile ricordare la Documenta Kassel del 1955, 1959 e 1964, La Biennale a San Paulo del 1961, la Biennale di Tokyo del 1967 e specialmente la Biennale di Venezia, alla quale ha partecipato in modo continuativo fino al 1988. Inoltre, nel 1957 è stata organizzata una prima mostra negli Stati Uniti, dove ha incontrato i protagonisti dell’Espressionismo Astratto. Successivamente, nel 1960 ha tenuto una personale allo Stedelijk Museum di Amsterdam, mentre nel 1979 alla Fondazione Joan Mirò di Barcellona. Oltre all’attività prettamente artistica, Santomaso ha anche insegnato all’Accademia delle Belle Arti di Venezia tra il 1957 e il 1975.