JANNIS KOUNELLIS

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BIOGRAFIA

Jannis Kounellis (1936 – 2017) è un artista nativo greco che, appena ventenne, ha abbandonato la madrepatria per recarsi a Roma, dove ha studiato grazie alla guida di Toti Scialoja presso l’Accademia di Belle Arti. In questo primo periodo, l’artista si avvicina all’espressionismo astratto e all’arte informale, punti cardini per lo sviluppo del suo personale percorso creativo. In questi primi anni romani, Alberto Burri e Lucio Fontana sono stati i principali modelli di riferimento, ma anche i dibattiti di Cy Twombly, Pino Pascali, la scuola di Piazza del Popolo e Pier Paolo Pasolini sono stati molto importanti per la formazione di Kounellis. La vera e propria entrata di Kounellis nella scena romana è stata la sua prima mostra personale alla Galleria La Tartaruga nel 1960, dove per la prima volta ha organizzato una performance dipingendo in presenza del pubblico.

Le prime opere di Kounellis si sono contraddistinte per l’urgenza comunicativa che le caratterizzava: l’artista ha rifiutato le prospettive individualistiche ed estetizzanti, rivolte a un’esaltazione di un valore pubblico. Si è inizialmente concentrato sulla ripresa di scritte e segnali presenti nel paesaggio urbano romano, riprodotti attraverso pitture di segni tipografici, lettere, frecce e numeri su sfondo chiaro. Questi soggetti dimostravano una scomposizione del linguaggio e l’invenzione di un nuovo ordine, ma Kounellis non ha mai abbandonato un riferimento alla grecità.

Nel corso degli anni, Kounellis è passato da un linguaggio scritto e pittorico a uno fisico e ambientale: l’artista ha progressivamente inglobato elementi concreti e naturali come terra, cactus, lana, carbone, cotone e fuoco nella sua ricerca. Attorno alla fine degli anni Sessanta, infatti, risalgono le produzioni vicine al movimento dell’Arte Povera, attraverso le quali voleva restituire un’esperienza corporea, tanto da esplorare le dimensioni sonore e olfattive con le proprie opere. Le sue installazioni si sono poi convertite in vere e proprie scenografie che occupavano lo spazio della galleria e circondavano lo spettatore, facendolo diventare parte integrante dell’opera – spesso caratterizzata dalla presenza di animali vivi, come nel caso della performance Cavalli all’Attico di Fabio Sargentini nel 1969.

Alla volta degli anni Settanta, il linguaggio di Kounellis si è trasformato, frutto del disincanto e della frustrazione per il fallimento dell’arte povera, ormai inghiottita dal consumismo. Nelle opere di questo periodo, si osserva uno scontro dialettico tra gli elementi naturali e le strutture industriali, come dimostrato dalla sostituzione degli animali vivi con quelli imbalsamati nelle sue opere. Inoltre, il fuoco cede il passo al fumo e alla fuliggine, considerata come un residuo di un processo pittorico, dello scorrere del tempo. Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia.

Col passare degli anni, la produzione di Kounellis ha ripreso le tematiche e le suggestioni del passato con uno sguardo più riflessivo, reinterpretando in modo più consapevole la sua propensione all’enfasi monumentale. Inoltre, ha partecipato a numerose mostre a livello internazionale e ha realizzato diverse opere per istituzioni pubbliche.