VIRGILIO GUIDI

Guidi - Marina di San Giorgio
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BIOGRAFIA

Virgilio Guidi (1891 – 1984) si impone fin dagli esordi come un pittore di primo piano grazie alla sua erudizione iconografica, ma dimostra di oscillare coscientemente tra le molteplici influenze dei volumi di Novecento, della nuova oggettività e del realismo magico.

Infatti, Guidi si avvicina all’arte attraverso la formazione presso la bottega dei Capranesi, grazie alla quale si dedica alla decorazione dei più importanti palazzi romani, e grazie alla guida di G.A. Sartorio all’Accademia di Belle Arti di Roma. In questi anni l’artista si dedica allo studio di grandi maestri del passato, quali Giotto, Piero Della Francesca, Correggio o Courbet, ma viene soprattutto influenzato da Cezanne, Matisse e dal cromatismo di Spadini.

Le sue opere si costruiscono su un insieme di immagini familiari e ipnotiche, caratterizzate da un colore denso e gonfio di luce, ma dalle forme apparentemente più morbide. Infatti, luce, forma e colore si imporranno come trinomio fondamentale della sua produzione. In generale, la pittura di Guidi è caratterizzata da una serie di cicli tematici-compositivi, quali ad esempio le rappresentazioni di marine astratte o architetture cosmiche, frutto delle impressioni dei suoi viaggi. I soggetti del bacino di San Marco e dei canali veneziani non saranno mai abbandonati, ma nel corso degli anni si noterà uno schiarimento progressivo della tavolozza che porterà a far evaporare le figure e a far scomparire le ombre.

La prima esposizione di Guidi si rintraccia in occasione della Mostra della Secessione Romana del 1915: questo evento aprirà le porte a importanti manifestazioni artistiche internazionali, quali le Biennali di Roma e di Venezia e la Quadriennale di Roma. Virgilio Guidi diventa un vero e proprio protagonista della vita artistica italiana. Particolarmente significativa sarà infatti la sua partecipazione alla mostra Dieci artisti del Novecento italiano, allestita da Margherita Sarfatti all’esposizione degli Amatori e Cultori del 1927.

Nel dopoguerra Guidi aderisce allo spazialismo e la sua impostazione figurativa sconfina a volte in un’astrazione espressionista e geometrica. Le sue rappresentazioni appaiono più distaccate e diluite, tanto che la stilizzazione delle figure diviene più accentuata e queste sono sempre più caratterizzate da volti a losanga e corpi inclinati. In questo contesto, nonostante si riscontri un affievolimento della figurazione, la continuità con la produzione precedente sarà sancita dalla tensione dello spazio-luce, tipica del suo intero lavoro. Dopotutto, Guidi non abbandonerà mai nemmeno il paesaggismo.