GUIDI

Virgilio Guidi (1891 – 1984) si impone fin dagli esordi come un pittore di primo piano grazie alla sua erudizione iconografica, ma dimostra di oscillare coscientemente tra le molteplici influenze dei volumi di Novecento, della nuova oggettività e del realismo magico.

Le sue opere si costruiscono su un insieme di immagini familiari e ipnotiche, caratterizzate da un colore denso e gonfio di luce, ma dalle forme apparentemente più morbide. Infatti, luce, forma e colore si imporranno come trinomio fondamentale della sua produzione.

In generale, la pittura di Guidi è caratterizzata da una serie di cicli tematici-compositivi, quali ad esempio le rappresentazioni di marine astratte o architetture cosmiche, frutto delle impressioni dei suoi viaggi. I soggetti del bacino di San Marco e dei canali veneziani non saranno mai abbandonati, ma nel corso degli anni si noterà uno schiarimento progressivo della tavolozza che porterà a far evaporare le figure e a far scomparire le ombre.

Nel dopoguerra Guidi aderisce allo spazialismo e la sua impostazione figurativa sconfina a volte in un’astrazione espressionista e geometrica. Le sue rappresentazioni appaiono più distaccate e diluite, tanto che la stilizzazione delle figure diviene più accentuata e queste sono sempre più caratterizzate da volti a losanga e corpi inclinati. In questo contesto, nonostante si riscontri un affievolimento della figurazione, la continuità con la produzione precedente sarà sancita dalla tensione dello spazio-luce, tipica del suo intero lavoro. Dopotutto, Guidi non abbandonerà mai nemmeno il paesaggismo.

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